Max Giorgetti
(Dagli occhi agli occhiali)

La mia è una storia particolare che ha origine intorno al 1984, quando avevo 22 anni. Perchè nelle mie varie esperienze, anche se non so dire come sia avvenuto, in qualche modo e per delle circostanze impreviste, mi sono sempre ritrovato a contatto ravvicinato con le donne, in particolare con il loro viso, ancora più nel dettaglio: con i loro occhi!

Mi riferisco al periodo in cui ero studente alla Marangoni a Milano. Frequentavo i corsi serali per ottenere il diploma di stilista ed un incontro casuale mi trasportava in una realtà per me sconosciuta. Un giorno sono arrivato da un noto makeup artist, nel suo atelier dedicato al trucco professionale frequentato delle signore della milano - bene, attrici e modelle.

In cerca di un lavoro per far fronte alla retta dell'istituto e alle minime spese per la permanenza in città, ho accettato di provare una sorprendente quanto rischiosa possibilità: imparare a fare il truccatore!

Per me uno shock, non era niente di cui avevo la minima idea in precedenza, ma la curiosità era più grande della paura di fare qualcosa che facesse solo perdere del tempo a tutti. In fondo si trattava di dipingere dei volti e per ribadire il concetto qualcuno mi disse: “l’estetista pulisce il volto, il truccatore lo sporca”.

Il famoso truccatore mi aveva messo a disposizione delle modelle che puntualmente 3 volte la settimana preparava truccate per metà, lasciando a me l'altra. Lo ringrazio ancora, sia per quel tempo che mi ha dedicato, che per altri preziosi insegnamenti di vita che ho appreso da lui direttamente, oltre che dai suoi racconti - sinceri e spietati - che avrei potuto conoscere in seguito.

Oggi so che eravamo diversi, ma avevamo in comune l'origine umile e alcune regole di base, scolpite forse già nel dna, tra cui il fatto di non confondere mai nella vita la "gente povera" con la "povera gente". Ho conosciuto molta povera gente, soprattutto tra chi è benestante (in apparenza e solo sul piano finanziario), ma preferisco sempre la prima categoria.

Tornando al trucco, il mio apprendistato procedeva e alla fine di un semestre di lezioni, una volta "capito il trucco" (il minimo per evitare di fare danni) ho cominciato a truccare sul serio. Per qualche anno ho dipinto (truccato) donne stupende, modelle per servizi fotografici su riviste di moda, attori e comparse in spettacoli televisivi, entrando in contatto con personaggi unici e straordinari. Non mi soffermo su nomi celebri o marchi noti, ma più che altro sul processo del dipingere sui volti qualcosa che potesse descriverli meglio di come erano, ma anche rispettando la loro indole, in definitiva: truccare senza fare un trucco! A volte mi sembrava di fare un ritratto ad un quadro che ti parla e ti chiede dei consigli, ero in simbiosi con loro.

Ho un ricordo davvero forte di quegli anni, avrei voluto fare solo quello nella vita, ma i lavori migliori (quelli con le riviste del momento o le pubblicità) erano sempre riservati ai soliti nomi. Mi accorsi che alcuni colleghi erano più bravi di me, e questo poteva essere uno stimolo a migliorare, ma quello che intendo è che erano più abili nell'accaparrarsi le simpatie di redattrici e stilisti, che di conseguenza li richiamavano per i servizi successivi. Il fattore "pubbliche relazioni" era determinante e per uno un pò troppo "serio" com'ero io all'epoca, era un bel problema.

E poi, una volta ottenuto il diploma della Marangoni volevo provare a disegnare delle collezioni. E così è stato. Con dispiacere, mi sono gradualmente distaccato dal makeup ed ho iniziato a disegnare per alcune case di abbigliamento.

Poi, un noto marchio sportivo richiedeva anche di disegnare degli accessori, gli occhiali! Ecco che mi ritrovavo davanti ai volti, agli occhi.

Con la prima collezione di occhiali da sole realizzata per l’azienda Danor (il primo lavoro negli occhiali - 1995) mi sono presto ritrovato con dei modelli veri, dei prototipi hand-made realizzati dai miei schizzi!
Erano fatti a mano da un grande professionista e prototipista - Angelo Dellacqua - che oltre a realizzare i miei disegni di principiante, durante ogni incontro mi forniva di tutta una serie di informazioni tecniche sugli occhiali, su come devono essere disegnati, realizzati e molto altro. Come un master all'università. Questo degli occhiali era davvero un mondo a parte e non lo avrei più lasciato.

Angelo è stato davvero il mio Angelo custode nel campo degli occhiali - il suo nome dice tutto - perchè oltre ad insegnarmi le varie tecniche realizzative, le regole da rispettare, gli angoli pantoscopici, le misure e le calzate da progettare con attenzione, mi ha messo in contatto con un altro personaggio incredibile e decisivo per capire come funzionano gli occhiali: Claudio Ferrario - un designer e prototipista unico e di grande esperienza. Claudio aveva alle spalle una carriera ricca di collaborazioni, aveva disegnato occhiali fantastici per aziende di tutto il mondo. I segreti tecnici sulla costruzione che mi ha insegnato sono stati fondamentali per me - mi chiedo quanti colleghi e aziende avrebbero bisogno di uno come lui!

Grazie a questi due amici che il destino mi ha fatto trovare sulla via, gli occhiali sono diventati un lavoro e una passione, riuscendo a stabilire importanti collaborazioni con realtà diverse: da piccole startup, ad aziende consolidate fino a multinazionali con marchi conosciuti. Grazie a questa professione ho potuto girare il mondo e conoscere dei team di persone straordinarie, alcuni con idee davvero speciali, professionisti capaci e imprenditori di successo. Ma soprattutto, ho conosciuto tanti produttori di occhiali in diverse aree geografiche, specializzati in tipologie e lavorazioni distinte ed innovative.

La mia mania di voler utilizzare il computer per il design ha fatto il resto, perchè in quegli anni tutti i disegnatori esterni usavano esclusivamente la matita. Quindi, credo di poter affermare senza temere smentite, di essere colui che ha contribuito maggiormente ad una nuova modalità di design degli occhiali, tant’è che alcuni colleghi e aziende erano desiderosi di lavorare con me soprattutto per il mio metodo.
In seguito, alcune collaborazioni le ho realizzate contemplando un doppio impegno: il design e lo sviluppo di centri stile - ad es. con l’azienda I.C. Optics - Versace e altri nel 1998-2000.

Ho sempre seguito l'idea che quello che conta è un prodotto che funziona e non importa come lo si realizza e disegna, ma, il mio impegno negli occhiali ha influenzato anche la mia idea di sviluppo del design in senso assoluto, in un settore dove le idee sono in continuo mutamento e i dettagli e le parti a volte contano più dell'insieme.

all’inizio progettavo privilegiando il computer (mac) come strumento per realizzare novità, in seguito ho fatto il percorso inverso. E disegnando spesso anche in altri campi come il cleaning, l’arredamento, gli orologi, elettrodomestici vari, sono tornato alle origini utilizzando sempre di più il concept-design manuale, soprattutto nelle fasi iniziali. Un semplice schizzo per me è La soluzione migliore per dare velocemente delle idee ai centri stile dei produttori, perchè Le aziende di occhiali di un certo livello, col tempo si sono organizzate con team di designer interni.

Il design io lo intendo come Raymond Loewy - il primo a proporsi come designer industriale a 360° - E come ideatore mi piace affrontare qualunque sfida in cui sia possibile dare un contributo utile e possibilmente di innovazione, in verità una questione concettualmente semplice ma anche sofisticata. Perlomeno se per design si intende qualche cosa che sia di successo e diffuso nel pubblico, perchè per un’azienda alla fine è quello che conta.

Disegnare qualcosa sul computer è abbastanza semplice, con il software giusto - anche se questa è una scelta difficile per chi non conosce lo strumento tecnologico - mentre ideare un oggetto che abbia successo, invece, è un'altra cosa. A meno che non ci sia un marchio alle spalle che faccia tutto da solo! In questo mestiere di ideatore è richiesta molta sensibilità, predisposizione al senso estetico generale e tanta grinta. Molte cose non comuni tutte insieme.

Ma oggi, che occhiali è possibile inventare? L'offerta è ampia e per chi osserva questo mondo dall'esterno, sembra non esserci spazio per nuove idee. Ma quello degli occhiali è un flusso in continua evoluzione, come la moda, riprende dal passato per riproporre forme e colori in nuove varianti. Le nuove tecnologie della realtà virtuale e della A.I. sono un ulteriore impulso, una sfida aperta che sembra arrivata ad un punto di svolta. Stiamo per assistere a dei cambiamenti epocali nel nostro modo di vivere, anche gli occhiali cambieranno per sempre.

Questo era un resoconto delle mie esperienze con l'aggiunta di qualche punto di vista personale che spero possa interessare a qualcuno. se ho avuto qualche successo come designer di occhiali so che lo devo al mio passato di truccatore, un lavoro duro ben oltre quello che sembra in cui ho studiato le persone, in particolare le donne e il loro sguardo.

Di seguito un elenco di alcune aziende e marchi seguiti come designer (dal 1995) 221123

danor
ladies eyewear

sordelli
eyewear | sunglasses

ellegi
ladies eyewear | sunglasses

ars
sports sunglasses

ic optics
versace | versus | mattiolo | playlife | nordica

luxottica
rayban | persol | vogue | killerloop | emporio armani

marcolin
kennethcole | timberland

clearvision
kennethcole | izod | op

owp
mexx

tura
ladies eyewear

viva
harley davidson

methodseven
the resistance

wiley x
sports eyewear

clic
magnetic eyewear




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